Contenitori alternativi – Bag and Box si o no? Parliamone insieme!
Nei giorni scorsi in regione si è avviata un vivace dibattito su un argomento in qualche modo correlato alla costituenda Doc Friuli Venezia Giulia, spunto di discussione di sicuro interesse generale. L’oggetto del contendere è apparentemente innocuo, forse un po’ ingombrante –dipende dallo spazio di cui si dispone -ma certamente entrato in molte case italiane, si tratta della bag and box – la scatola magica con un rubinetto di plastica da cui si può spillare vino o altre bevande. Bag è la sacca ad alta resistenza custodita in una scatola, da qui l’espressione “vino in scatola” da alcuni pronunciata arricciando il naso…
Qualche mese fa, durante un convegno organizzato dall’Associazione Assoenologi del Friuli Venezia Giulia, esponenti di spicco di importanti cantine nazionali e direttori tecnici hanno illustrato alla numerosa platea di produttori le caratteristiche fisiche, chimiche ed organolettiche relative al confezionamento del vino nei contenitori alternativi. Rodolfo Rizzi, Presidente Assoenologi del FVG e promotore dello stesso convegno ha spiegato che la Bag and Box non va demonizzata:”-I contenitori alternativi non devono essere più considerati cartoni per vini di bassa qualità. Bisogna credere in questo prodotto, aver voglia di cambiare, il progresso guarda avanti e non bisogna essere legati alla tradizione”- Di uguale parere gli altri tecnici presenti per i quali si deve lavorare per riuscire a nobilitare il vino in fusto che può essere una valida alternativa alla bottiglia di vetro. Queste in sintesi le conclusioni a margine del convegno.
In effetti, pensandoci bene, se si garantisce la qualità del vino in bag and box, il consumatore può sentirsi rassicurato e soprattutto non considerato di serie B. Anche il vino buono deve essere democratico nel senso di essere a disposizione di tutti, meglio, alla portata di tutti. Non si nasce fini intenditori e degustatori e non è neanche necessario diventare tali per poter accompagnare il cibo con un buon calice di vino.
Atro è il discorso dei vini in bottiglia, delle varie filosofie di vinificazione, delle eccellenze. E’ come salire una scala…
L’importante è poter scegliere partendo da una base comune: la qualità del prodotto. Cosa ne pensate?
Anche le Città del vino sono contrarie….
Doc nei bag in box, no delle Città del vino…
Dopo la firma del decreto con il quale il ministro delle politiche agricole Luca Zaia ha autorizzato la vendita di vini doc nei bag In box (contenitori al massimo fino a 15 litri, all’interno dl alluminio o plastica e all’estero in cartone), si registrato le prime reazioni nel mondo vitivinicolo. Il presidente dell’associazione Città del Vino, Valentino Valentini (che raggruppa 574 località italiane a vocazione vinicola) e anche sindaco di Montefalco, località delle Marche nota per la produzione del Sagrantino docg e del Montefalco doc, spiega: “Quando Zaia ha preso in mano la questione dei bag in box, l’iter era già giunto al termine per cui non ha avuto altra scelta che la firma.
Ma le motivazioni di coloro che hanno spinto perché la vendita del vini doc nei contenitori venisse legalizzata sono basate su valutazioni sbagliate. Sostenere che i mercati del nord Europa, Scandinavia in particolare, preferiscono i bag in box alle bottiglie per questione di costi e tutela dell’ambiente non ha riscontro. Il vetro è, infatti, uno dei materiali più facilmente riciclabili, mentre il prezzo sul vino in bottiglia può incidere al massimo su un 40-50 centesimi. Il problema, dunque, non esiste. Oltretutto”, aggiunge Valentini, “la riforma deU’Ocm vino prevede la soppressione delle doe e docg. Se ne dovrà, allora, ridiscutere e la soluzione migliore, come abbiamo proposto, sarebbe quella di declassare alcune doc a Igt e vendere sole queste nel contenitori”. Il presidente delle Città del vino, quindi, annuncia che l’associazione darà battaglia sul piano politico perché, comunque, l’uso dei bag in box non è obbligatorio e saranno i consorzi di tutela a dover richiedere la modifica dei disciplinari per permettere questa pratica. Sulla vicenda interviene anche Eugenio Arlunno, presidente del Consorzio di tutela del nebbiolo dell’Alto Piemonte: “Per citare la mia regione il bag in box favorirà soprattutto il Piemonte-Barbera di cui esiste una notevole produzione. Per quanto riguarda le altre regioni ci sono disciplinari delle doc che già escludono in partenza l’uso del contenitori”. (ItaliaOggi)
Preciso e puntuale come sempre Adriano! Il tuo commento è di stimolo per continuare a seguire con attenzione la vicenda…Battaglia fra Titani.I consumatori, attraverso la scelta del vino in bottiglia o di quello in bag and box potranno dare un’indicazione sulle loro preferenze.
Quest’argomento del bag in box e` da discutere anche qui negli States. Il problema e` stato che il confezionamento si e` fatto una cattiva fama visto che anni fa, alla loro uscita sul mercato, i vini confezionati cosi` erano di scarsissma qualita`. Oggi pero` non e` piu` vero! Finalmente i produttori si rendono conto dei vantaggi di questo tipo di confezionamento e hanno cominciato a confezionare dei vini altamente bevibili. La popolarita` cresce anche grazie alle buone recenzioni ed agli articoli favorevorli di diverse pubblicazioni di fiducia come il giornale famoso new yorkese, The New York Times e la rivista molto rispettata che scrive sull’ argomento del vino, The Wine Spectator. In piu` cominciamo a vedere in vendita anche dei vini B-I-B importati. Infatti, su un articolo del primo agosto, 2011, il New York Times ha fatto il nome del 2010 Torre del Falasco della Cantina Valpantena, il quale ha considerato abbastanza buono e il migliore dei bianchi di quella degustazione particolare. E` importante tenere presente pero` che anche se il bag in box evita un contatto diretto tra il vino e l’aria, col passar del tempo l’aria puo` permeare la sacca dentro la scatola, quindi si deve rispettare rigorosamente la data di scadenza stampata sulla confezione.
Grazie Bella per aver portato un po’ di States tra di noi, è interessante conoscere le varie opinioni ma soprattutto quelle che giungono da luoghi così lontani! Spero che ci farai compagnia anche nel futuro, raccontandoci altre tue esperienze.
Non sono un grosso intenditore di vini, nonostante questo voglio riportare quella che è la mia esperienza.
Da consumatore abituale di vino e vivendo solo, trovo molto pratici questi nuovi contenitori che non lasciando aria mentre si svuotano evitano che il vino, non usato a breve, ossidi. La cattiva fama dei contenitori di cartone, dovuta al vino di scarsa qualità che un tempo contenevano, credo andrà a calare lasciando il posto alla praticità d’uso. Oggi poi si possono trovare vini di buona qualità all’interno di questi contenitori e viceversa vini di pessima qualità dietro a splendide etichette attaccate a bottiglie di vetro.
Qua credo sia proprio il caso di dire: l’abito non fa il monaco; se poi il vino è servito ad una cena o ad un pranzo di un certo tipo, diventa importante pure quello.
Vorrei aggiungere a anche il parere di chi il vino lo vende. Ho, insieme ad un socio, una piccola rivendita di vino sfuso a Torino. Si tratta di un genere di attività che qui sta conoscendo un piccolo boom nel corso degli ultimi anni, anche a causa del costo del vino imbottigliato. Noi usiamo regolarmente i bag in box da 10 e 20 l. per far conoscer nuove tipologie di vino o per quei vini che hanno un mercato magari più limitato ma comunque di un certo rilievo. Il bag in box al posto della damigiana, che usiamo per i vini con maggior smercio, è stato accettato senza problemi dai clienti, una volta spiegato come funzionano. Anzi, l’uso del bag in box per la spillatura ha aperto la strada all’acquisto dei bag in box da 5 l per il consumo casalingo. Come più volte giustamente ribadito nei commenti precedenti, il problema vero è la qualità del vino contenuto, non il contenitore. Certamente non tutti i vini sono adatti ad essere offerti in bag in box: si tratta a mio parere di un contenitore ideale per i vini da bere giovani, al massimo sull’arco dell’anno; i vini vivaci, quelli con un elevato residuo zuccherino (che potrebbero rifermentare e provocare la rottura della sacca), i vini da invecchiamento nei bag in box non ci devono andare.
Dal punto di vista commerciale sono estremamente pratici, facili da maneggiare e da immagazzinare e non richiedono l’utilizzo di dispositivi per impedire l’ossidazione del vino nei recipienti iniziati. Rispetto al vino sfuso hanno il difetto di costare un po’ di più a causa del costo della confezione, che soprattutto per il formato da 5 l incide in modo abbastanza sensibile ma comunque accettabile.
Riguardo alle resistenze di certe categorie di produttori alla liberalizzazione dell’uso del bag in box, credo che il disorso sia molto più ampio e riguardi soprattutto le politiche produttive e commerciali che hanno rivoluzionato il mondo del vino (e quello dell’alimentazione di qualità in generale) nel corso degli ultimi 20 anni.
Grazie Paolo per il contributo-testimonianza in qualità di addetto ai lavori.
Come funziona un bag and box? Il vino viene messo sootto vuoto spinto? Basta la forza di gravità a farlo svuotare? Grazie.
Gentile Alberto, rivolgeremo la sua domanda a un esperto!
Gentile Alberto, le riporto quanto ci è stato detto sul funzionamento del bag-box.
La sacca viene completamente svuotata dall’aria,si crea quindi una sorta di depressione. Si procede al
riempimento col vino spruzzando anche una piccola quantità di azoto per uso alimentare.Si sigilla la sacca
col tappo ermetico e si pone la stessa nel cartone.
Tale sistema consente al liquido posto all’interno della sacca (potrebbe essere anche un succo di frutta), di non
avere problemi causati dal contatto con l’aria.