La Fivi, (Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti) dà i numeri… Sono numeri importanti, confortanti e incoraggianti per le future attività e imprese…
Sono i grandi numeri registrati a Piacenza, in occasione del 7° Mercato dei Vignaioli Indipendenti svoltosi il 25 e 26 novembre: Più di 500 gli espositori Fivi,15.000 visitatori, 6000 in più dello scorso anno (la maggior parte arrivati il sabato) hanno “deliberatamente” scelto di andare a Piacenza per conoscere i vignaioli, salutare vecchi amici e incontrarne nuovi.
“La Fivi è un’associazione costituitasi nel 2008 con l’obiettivo di rappresentare la figura del viticoltore di fronte alle istituzioni, promuovendo la qualità e autenticità dei vini italiani”… (Lo statuto si può leggere integralmente su fivi.it). Circa 1.100 sono gli associati, presenti in tutte le regioni, che devono seguire parametri ben definiti, tra cui: “Coltivare le proprie vigne, imbottigliare il proprio vino curando di persona il proprio prodotto, vendere tutto o parte del raccolto in bottiglia, sotto la propria responsabilità, col proprio nome e la propria etichetta”…La particolarità di quel Mercato è l’atmosfera diversa, un’aria “friccicarella,” che contagia produttori e visitatori. Voluto è l’apparente disordine che regna sulla disposizione dei banchi d’assaggio. L’intento è di far girare l’Italia, passando da sud a ovest, da est a nord senza costrizioni geografiche. Ciò comporta un notevole aumento di passi per chi ha già un programma approntato perché non sarebbe possibile assaggiare 1000 vini e neanche un terzo…Bisogna dunque adeguarsi e zigzagare per il padiglione cercando di mantenere una buona tabella di marcia.All’interno della manifestazione vi sono stati eventi collaterali come le quattro degustazioni guidate, due per ogni giornata, che hanno visto protagoniste i vini di Costantino Charrere:Cuvée Bois Les Crêtes, la Vernaccia di San Gimignano di Montenidoli, il Prosecco Colfondo e in Nebbiolo-Chiavennasca Ar.PePe.Importante il Premio Vignaiolo dell’anno, che per l’edizione 2017 è stato consegnato alla formidabile coppia formata da Germana Forlini e Alberto Capellini prima marito e moglie, poi divenuti soci di lavoro.
Nel 1987, infatti, i due intraprendenti vignaioli decisero di investire nell’azienda di famiglia, nelle 5 Terre, zona di viticultura enoica, ristrutturando la loro piccola cantina, acquistando piccoli lotti terrazzati e continuando a credere nel territorio, fortificati dalla lunga e faticosa esperienza vissuta sin da giovani, trasmessa poi al figlio Giacomo. La premiazione di Piacenza, svoltasi con momenti di grande emozione, ha coinciso con la trentesima vendemmia della coppia Forlini-Capellini.
Degustazioni
Il primo assaggio di benvenuto mi è stato offerto, al volo, da Kristian e Veronika Keber che, oltre al Collio 2016 (Malvasia, Friulano Ribolla),hanno stappato un meraviglioso Collio 2006, vino austero, un concentrato di elementi autoctoni, grande testimonianza di longevità dei vini bianchi di quel territorio. Un saluto di prassi agli altri amici del Collio: Fabjan Korsic, L’Azienda Il Carpino, Luca Raccaro, giovani vignaioli, appassionati e determinati.
Come il richiamo delle sirene per Ulisse, i vini di Puglia mi hanno attratta, riportandomi alle origini.
Mazzone
Per quanto conterranei ho conosciuto Francesco Mazzone e Luciana Di Terlizzi, sua compagna di vita e di viti, a Portorose (Slovenia)nell’ambito del Festival della Malvazija dove la Malvasia pugliese ha riscosso grande successo… L’azienda Mazzone si trova a Ruvo di Puglia, in provincia di Bari. Francesco Mazzone da giovane enotecnico, poi enologo, nel 2004 fece la sua prima vendemmia nell’azienda agricola di suo padre. Nel corso degli anni i vini prodotti hanno raggiunto ottimi livelli di qualità. I vitigni autoctoni sono sempre un punto a favore di chi li alleva e li cura, mantenendo viva la storia di un territorio. Il Bombino bianco, asciutto e schietto, il Minutolo, aromatico, con i profumi della Murgia e poi la Malvasia che si esprime attraverso l’Immensus, un vino fresco, secco, immediato. Altro stile per il Surliè, Malvasia vinificata in grandi botti di rovere, poi affinata sui lieviti, vino molto apprezzato.Non si può non citare l’elegante Filotorto, vino rosso da uve Nero di Troia, vitigno che ha ancora molto da offrire. Il Filotorto è prodotto solo nelle migliori annate.
LE VIGNE DI LUCA ATTANASIO
Durante la breve chiacchierata Luca ha parlato della scelta di camminare sulle sue gambe, staccandosi dall’azienda del padre. L’esperienza ha dato i suoi buoni frutti, come testimoniano i vini a sua firma -Le vigne di Luca Attanasio-.
Il Primitivo Rosato 2016-Salento IGP, 15.5°, primitivo 2016da vigne di 50 anni, ad alberello. La lacrima del Primitivo con macerazione di circa 20 giorni, è un rosato da non sottovalutare ( giusto per chi ancora considera i rosati vini di media qualità) perché ha leggerezza e potenza insieme; ha un tannino che fa pregustare una frittura di pesce, godibilissimo in tutte le stagioni ma soprattutto in estate, laddove scattano i consigli per l’uso: pennichella dopo pranzo e una bella passeggiata dopo cena, soprattutto prima di mettersi in auto.
Dodecapolis Primitivo IGP 2016, 17°, nonostante la fermentazione a temperatura controllata. Ha le note della terra in cui l’uva nasce e cresce, l’erba appena tagliata, il fieno cui si aggiungono le note fruttate e balsamiche;tanta ricchezza per un vino affinato in vasche d’acciaio. Un’opulenza elegante che invita a un altro sorso, nonostante la carica alcolica.
Librante 2016 Primitivo IGP, 16,5°, da vigne di 60 anni, affinato in botti da 300 hl, per circa un anno. È un Primitivo neonato, ha bisogno di tempo per smussare gli angoli e per metabolizzare la rusticità del momento.
L’ASTORE
L’azienda si trova a Cutrofiano, in provincia di Lecce, i vini sono prodotti da uve biologiche, la Malvasia bianca, il Filimei, Negramaro in purezza, lo Jema, Primitivo 100%, il Susumaniello, antico vitigno autoctono recuperato da qualche anno e in questo caso spumantizzato, sono vini rappresentativi di un territorio arso dal sole che con i suoi raggi trafigge ogni singolo chicco d’uva, trasformandolo in un afrodisiaco concentrato di profumi e di sapori…
A’Vita Vignaioli a Cirò
Qualche mese fa ho ricevuto in regalo due bottiglie di A’Vita, (che significa la vite) in coincidenza del mio compleanno. Ne ho aperta una, il Leukò, godendomela con mamma e sorella che, di buon palato, hanno apprezzato il vino sin dal primo sorso. A Piacenza ho conosciuto Francesco De Franco che, con discrezione e sintesi, obbligatoria in queste circostanze, mi ha raccontato i vini in degustazione.
Il Leukò 2016 , da uve di Greco bianco e Gaglioppo (15%) vinificato in bianco, che è di supporto al Greco regalandogli grinta. Affinamento in acciaio, sui lieviti per otto mesi. Vino di grande personalità, vera espressione del suo territorio, ancora ingiustamente sconosciuto a molti.
Cirò Rosso Classico Superiore 2014
Gaglioppo proveniente dalla collina classica del Cirò, fermentazione spontanea, macerato per cinque giorni e affinato in acciaio per 18 mesi. Appena imbottigliato al naso è elegante, in bocca il tannino è ancora acerbo, ma il Gaglioppo ha un carattere doppio, bisogna aspettare che si acquieti, se mai lo farà…
Cirò Rosso Classico Superiore Riserva 2013
Da uve provenienti dalla vigna più vecchia tra le colline del Cirò esposte al nord, il Gaglioppo è selezionato per la riserva. Uno /due mesi di macerazione, affinamento in botte da 200 ettolitri, poi in bottiglia dove rimane per un lungo periodo per essere commercializzato dopo quattro anni dalla vendemmia. Vino di grande equilibrio, con un tannino che si presenta subito astringente ma che dopo qualche secondo regala eleganza, come una forte stretta di mano che suggella una nuova amicizia.
Moroder
Il cognome rivela origini non esattamente marchigiane. I Moroder, infatti, a metà del ‘700 dalla Val Gardena si trasferirono ad Ancona e acquistarono i terreni su cui è sorta l’azienda. La cantina nel tempo è diventata sinonimo di qualità, soprattutto per aver esaltato il Rosso Conero.
Naturalmente ho assaggiato solo una parte dei vini presentati.
Verdicchio 2016
Fermentazione a temperatura controllata, sei mesi in vasche d’acciaio, vino leggiadro, fresco, una buona acidità che mi fa pensare all’abbinamento con un buon brodetto di pesce. È molto varietale con l’ammandorlato finale, tipico del Verdicchio.
Rosso Doc Conero AION 2016
Montepulciano al 100%, le uve si raccolgono con un po’ di anticipo, per 10 mesi in vasche d’acciaio, è un vino dal gradevole profumo floreale, di piccoli frutti rossi, un vino da compagnia.
Rosso Conero Doc 2015
Montepulciano in purezza, diciotto mesi in botti grandi (dal 1000 e 3000 litri); l’annata calda si sente al naso, balsamico, delicatamente fruttato ( piccoli frutti rossi)e soprattutto in bocca, dove la morbidezza e il tannino non invadente rendono questo vino molto piacevole e territoriale.
Dórico 2013 Riserva DOCG
Il vino viene prodotto solo in annate favorevoli. La vigna del Montepulciano, con viti vecchie sessant’anni, con rese bassissime, è un un cru. L’uva viene raccolta nel momento di piena maturazione, venticinque giorni di macerazione sulle bucce, affinamento in barriques nuove per trentasei mesi, poi un anno in bottiglia. È un vino destinato a vivere a lungo…
Viticoltori De Conciliis
L’azienda si trova in provincia di Salerno, in Cilento.
Perella Igp 2013
Ho preferito assaggiare un Fiano non giovanissimo per capirne l’evoluzione. Una conferma per un vitigno che si dimostra resistente raggiungendo un buon equilibrio tra morbidezza e acidità. La mineralità lo fortifica.
Naima Igp 2009
L’Aglianico è un vitigno tosto, importato nel sud Italia dai Greci. -“Veronelli lo definì il Barolo del sud – racconta il vulcanico Bruno- dopo un po’ di vendemmie ho capito cos’ hanno in comune: il profumo di rosa che si avverte quando i vini sono invecchiati”… Il Naima è un gran buon vino, potente anche se ancora un giovane.
Ancarani
Ho conosciuto Rita Babini al Vinitaly e naturalmente mi ha colpito per il suo viso allegro e la sua vitalità. Insieme con Claudio Ancarano, suo marito, ha deciso di fare una scelta di vita e di vigna, a tutela della salute degli umani e del territorio. I vigneti, di uve autoctone, si trovano sulle colline faentine, nei pressi della Rocca di Oriolo.
Famoso- Signore 2016
Un vitigno tutto da scoprire il Famoso; il vino, dopo una pressatura soffice, rimane due mesi sui fermenti naturali, la decantazione avviene in tini di cemento. È un vino con tanti profumi floreali e fruttati, fresco, piacevole.
Indigeno 2016
È un Trebbiano romagnolo frizzante; dopo decantazione e affinamento in vasche di cemento per favorire l’illimpidimento naturale, si effettua il tiraggio con mosto prelevato durante la vendemmia e dunque si avvia la rifermentazione spontanea, in bottiglia. È un vino senza pensieri ma di spiccata personalità.
Centesimino Savignôn Rosso – Ravenna centesiminino Igt 2016
Un altro vitigno autoctono, le uve si vendemmiano a metà settembre; fermentazione del mosto con le bucce per 15/20 giorni, maturazione di tre mesi su fermenti naturali, permanenza in vasche di cemento per circa 12 mesi, poi in bottiglia per altri tre mesi. Il tannino e la morbidezza si prendono per mano dando vita a un vino gradevolissimo.
Sergio Arcuri
Favorevolmente colpita dall’assaggio dello scorso anno, ho trovato conferma nel Marinaretto Rosato Igp, da uve Gaglioppo. Sferzante, sapido, con un patrimonio olfattivo che riporta al naso i profumi della campagna e degli agrumi di Calabria…
Aris Cirò Doc Rosso Classico 2011 – Più Vite-Gaglioppo 100% Biologico
Affinamento in cemento per 48 mesi e 12 in bottiglia. Forte e delicato nello stesso tempo, mano di ferro in guanto di velluto…
Walter Massa
Sarò anche pedante con i “mi ricordo” ma è una reazione spontanea che arriva dopo aver accumulato un po’ di esperienza… Ho visto, conosciuto e ascoltato Walter Massa agli inizi del mio “sommellierato”, in uno dei primi eventi importanti, subito dopo gli esami AIS: ero con la mia divisa nuova di zecca e lo splendente tastevin a Gorizia, in una delle prime edizioni del Vinum Loci, nel 2004 credo… Walter Massa, appassionato affabulatore illustrava a un gruppo di visitatori, il suo progetto di recuperare il Timorasso, (che pure assaggiai), raccontava la sua terra, spiegava le sue motivazioni…Tutto si è compiuto… A Piacenza il Sig. Pigi, suo braccio destro, ha come sempre, raccontato il Timorasso nelle sue varie espressioni: Derthona 2016, Montecitorio 2015, Costa del Vento 2013.
Ultimo giro con un saluto all’azienda Bele Casel, assaggiando il suo ormai famoso Prosecco Asolo Docg Colfondo, a Lidia Carbonetti dell’azienda Rocco di Carpeneto, nell’Alto Monferrato, che ho avuto il piacere di visitare non molto tempo fa, della quale suggerisco di assaggiare i vini –Cortese, Dolcetto, Barbera, Nebbiolo, Albarossa-. Avrei avuto piacere di approfondire la conoscenza con Cataldo Calabretta col quale, pur assaggiando i vini, non ho potuto scambiare neanche una parola perché impegnato in altra, lunga, conversazione.
Questi sono gli assaggi che tra amabili chiacchierate e saluti, sono riuscita a fare, accompagnando negli acquisti anche parenti e amici che ho avviato alla degustazione…
Prodotti di qualità anche nelle postazioni della gastronomia che forse andrebbero maggiormente valorizzate. Ma si sa, è facile esprimere opinioni dall’esterno, l’organizzazione di un evento di tal portata è molto più complessa di ciò che sembri. Appuntamento alla prossima edizione.
Dina Giuditta Lagonigro
Foto Premio Vignaiolo dell’Ufficio stampa FIVI
Bel reportage, come prevedibile. Dei vini che hai assaggiato, tutti degni di nota e di beva, spezzo una ulteriore lancia per il Primitivo rosato di Attanasio che, per il mio gusto, valuto al livello del Merlot kretzer di Kobler.
Grazie per le Tue preziose considerazioni Gentile Andrea!