Vent’ anni di sogno, un cammino iniziato seguendo le orme del nonno e poi del padre, scelte difficili dettate dalla consapevolezza di andare oltre convenzioni e disciplinari, superando confini mentali con la determinazione di chi ha un progetto che coincide con la visione della sua vita e cerca di andare fino in fondo, a tutti i costi. Parliamo di Damijan Podversic, vignaiolo di Gorizia, figlio di una terra al confine con l’odierna Slovenia che ha subito le brutture di una guerra fratricida, di cui ancora sono visibili tracce che rendono ancora più vivi i dolorosi ricordi. Il sostegno della famiglia- la moglie Elena e i tre figli- è stato ed è fondamentale; infatti per la nostra visita abbiamo una giovane ma ormai esperta “guida”: Tamara Podversic. Siamo in località Monte Calvario, percorriamo una strada che si fa spazio tra gli alberi prepotenti di un fitto bosco e, curva dopo curva giungiamo alla sommità della collina che tra i vigneti, con discrezione svela una sorpresa: la nuova “cantina” Podversic, il sogno che si realizza.
La famiglia Podversic, racconta Tamara, si è sempre occupata di vino. Durante la guerra alcuni ettari sono andati perduti, la storia si rinnova con 6000 metri di vigneto di Malvasia, Tocai e Chardonnay ( fino a oggi base del Kaplja ma in via di sradicamento) in zona San Floriano, ereditati dal nonno.
Sul Monte Calvario sono impiantati 10,5 ettari di vigneto in totale- Ribolla gialla con viti di diverse età, posti in lembi di terra a loro confacenti- e Pinot grigio. “Per ottenere un gran vino sono importanti tre fattori: la terra vocata alla frutticoltura, legata a un concetto di non irrigazione, l’acqua che viene trovata dalle radici e la varietà dei vitigni autoctoni dei quali va rispettato il carattere.”
Le vendemmie sono tardive e non sono fissate in giorni precisi. L’uva va seguita fin quando non è veramente pronta. Le parti importanti di un grappolo sono la buccia e i semi. Questi sono portati alla massima maturazione, facendo attenzione a vendemmiare un attimo prima che l’acino si stacchi dal grappolo.
Fra qualche tempo la nuova cantina diventerà operativa e tutte le fasi della vinificazione saranno effettuate in un ambiente straordinariamente suggestivo. Essa è stata progettata dall’architetto Ignazio Vok, purtroppo scomparso qualche mese fa. Un uomo visionario, della vecchia guardia, che guardava oltre…La cantina, orientata a nord, è interrata, visibile solo in parte nel rispetto del territorio, ma anche costruita con l’intento di essere funzionale, giacché in tal modo la temperatura interna rimane costante.
Si sviluppa su tre livelli con sale sovrapposte e comunicanti tra loro, ha forma troncoconica come le botti in cui si affina il vino, la lavorazione dell’uva comincerà dall’alto.La forma ovale, scelta per le sale dall’architetto Vok è stata voluta per dare un senso di continuità agli ambienti.
Un concetto architettonico che è anche una metafora, quella della continuità del lavoro dalla vigna alla cantina, la vita in continuo divenire. Il progetto ha considerato tre elementi fondamentali per una cantina: temperatura e umidità costanti e aria pulita in circolazione. La temperatura costante è assicurata dalla posizione interrata della costruzione, l’umidità costante è data da marna e arenaria (ponka), lasciate a vista con la funzione di filtrare l’aria ed evitare condense.
Il ricambio di aria sarà garantito dalla presenza di griglie, sbocco di un sistema di tubi sotterranei collegati all’esterno, fino al bosco. Anche la sala degustazioni, cuore della cantina è stata progettata per consentire la massima concentrazione durante l’assaggio dei vini, senza alcun elemento che possa distrarre i presenti. -“La natura rimane fuori perché il vino, quando l’uva arriva in cantina non è più parte di essa, quindi bisogna concentrarsi su ciò che è diventata”- afferma Tamara.
Una zona veramente magica è la cantina storica costituita da un anello di cemento che avvolge un semi cono di roccia, la ponka a vista che è la parte più viva, il polmone, il respiro della cantina.
Tanto lavoro è stato fatto ma ancora un po’ di tempo servirà per completare quello che è quasi un tempio, un luogo spirituale, reale espressione del credo della famiglia Podversic.
Nel frattempo le degustazioni continuano nella cantina di famiglia, a Gorizia dove abbiamo con piacere assaggiato : Nekaj 2015 – Malvasia 2015-Ribolla Gialla 2015 – Kaplja 2015, gustati in calici eleganti ed ergonomici, disegnati anch’essi dall’architetto Vok.
Le uve dopo la vendemmia manuale fermentano con buccia e seme per circa tre mesi, in pratica da quando parte la fermentazione tumultuosa fino al termine della malolattica (processo enzimatico successivo alla fermentazione alcolica, durante il quale l’aggressivo e pungente acido malico si trasforma in acido lattico, più delicato, che rende più stabili i vini).Il vino rimane nelle botti per tre anni, per evitare ossidazioni. Qui avviene la microssigenatura, nelle bottiglie il vino mantiene la freschezza.
Nei vini si ritrova davvero il sapore dell’uva, nel confronto anche il meno esperto coglie la differenza tra i vitigni. Ciascuno ha la sua personalità. Per Damijan il vino dev’essere dorato, con riflessi diversi che cambiano secondo le annate. La mineralità del territorio (sapidità che rimane sulle labbra), la croccantezza (il vino deve sapere di uva) e il ritmo dell’ annata sono i fattori imprescindibili per ottenere un vino fatto come natura comanda, elegante, che mira a raggiungere la perfezione.
Un anelito presente in ogni sorso di vino…
Grazie a Tamara Podversic che con professionale discrezione trasmette la passione di un’intera famiglia che ha accompagnato Damijan alla realizzazione di un sogno.