Si è svolta a Monfalcone, nel bar-ristorante Brocante, una serata organizzata dall’ONAV (Organizzazione Nazionale Assaggiatori Vino) – sede di Gorizia, dedicata alla degustazione di sette orange wine. L’enologa Sandra Martellos presentando l’evento, ha sottolineato l’importanza di conoscere quella tipologia di vini che si discosta dai vini cosiddetti “convenzionali”. La degustazione è stata guidata da Liliana Savioli, sommelier e giornalista, la quale ha raccontato la storia degli orange wine, -questa è una definizione d’impatto immediato ma non esauriente-.
In estrema sintesi e come abbiamo già avuto modo di scrivere, il termine orange, per convenzione indica vini non propriamente color arancione, ma con mille sfumature, prodotti da uve bianche vinificate in rosso. Attraverso la macerazione, le bucce rilasciano antociani e tannino, fondamentali per l’evoluzione del vino. Non vi sono interventi chimici, nessuna filtrazione, l’obiettivo è ottenere “vini naturali”, cioè nel massimo rispetto della natura.
Non vi sono disciplinari, non vi sono testi guida, nulla è codificato, racconta Liliana Savioli. La storia degli orange,vini macerati o vini naturali, in Italia comincia in Friuli Venezia Giulia, nella provincia di Gorizia, località Oslavia. I precursori sono i georgiani, (Georgia russa), con una antichissima storia vitivinicola alle spalle. La relatrice ha raccontato anche la sua interessante esperienza vissuta durante un viaggio in quei territori.
Ecco i vini degustati
Pecorino Doc “Machaon” 2017-Ausonia (Abruzzo) – Sentori di fiori, sicuramente riporta alla mente la vegetazione della terra di produzione, poi miele e una nota balsamica; in bocca arriva la presenza di un leggero tannino e di una spiccata acidità.
Giorgio Clai Sveti Jacob Malvazija 2016 Buje -Istria bianca-Croazia. La Malvasia emerge prepotentemente con i suoi sentori che raccolgono i profumi del mare ma anche della vegetazione di collina. Anche in bocca prevale la salinità in equilibrio con una leggera e attesa tannicità.
Il Carpino – Malvasia 2015. Si rientra in Friuli Venezia Giulia, a San Floriano del Collio, Località Sovenza (Go). Solo 0,5 ettari, con impianti risalenti al 1942. Un suggerimento a chi dovesse stappare a casa questo vino: apritelo almeno un’ora prima per consentirgli di esprimere i suoi profumi floreali, fruttati e di erbe aromatiche che ritroverete in bocca.
Skerk Ograde 2016 – Vitovska, Malvasia, Sauvignon, Pinot grigio, più o meno in uguali percentuali. Siamo a Prepotto, sul Carso triestino, laddove la Bora spazza l’umidità dai vigneti. Al naso si avvertono subito sentori agrumati, soprattutto di pompelmo rosa. Le uve danno un contributo al vino che risulta ampio al naso, conservando in bocca i sentori di ciliegia.
Malvasia Podveršič 2015 -La nuova, meravigliosa cantina in località Monte Calvario, ancora in fase di ultimazione, custodisce vini che lasciano un ricordo indelebile. La Malvasia 2015 è elegante nella sua tipicità, con i profumi di erbe aromatiche e spezie che si rincorrono. Tamara Podveršič, presente alla degustazione, ha porto un saluto ai presenti.
Malvasia Skerlj 2013 – Sul Carso triestino, località Sale -Sgonico-. Ha sei anni ma una importante spalla acida che insieme alla spiccata mineralità rendono il vino un affidabile testimonial del Carso triestino.
Paraschos 2014 Orange one – Da uve Friulano,Malvasia istriana e Ribolla gialla. L’azienda è in località Bucuie, a San Floriano del Collio (Go). La macerazione con le bucce in tini separati e il lungo affinamento di 30 mesi danno al vino una tale intensità che richiede necessariamente un po’ di tempo per comprenderlo e assaporarlo.
Naturalmente durante la degustazione si è acceso un animato confronto ricco di spunti per approfondire l’argomento orange. L’importante è non arroccarsi sulle proprie posizioni ma aprirsi, con curiosità, al resto del mondo.
Giuditta Dina Lagonigro