Se c’è un evento da non perdere mai, questo è “Radda nel Bicchiere”, che si svolge in quel di Radda in Chianti, nel primo fine settimana di giugno. Per due giorni il vino è la chiave per entrare nelle bellezze paesaggistiche, nella storia dell’arte e dei prodotti enogastronomici di questo paese gioiello, di origini risalenti all’età del bronzo, poi etrusca e romana, che fu nel medioevo il capoluogo dell’ antica Lega del Chianti.
Oltre alla schiettezza e genuinità della gente chiantigiana, qui si trova l’anima del sangiovese, che grazie a terreni ricchissimi di alberese, galestro e pietra forte, uniti all’altitudine che va dai 350 agli 800 metri e al clima fresco che consente lente e ottimali maturazioni, esprime un’eleganza difficilmente riscontrabile in altre zone del Chianti Classico.
Ed io, come ogni anno, ormai da tempo, non ho voluto perdere quest’ abitudine. Mi son ritrovato con l’amico Livio Gervasio che, udite…udite, meglio, leggete…leggete, è venuto direttamente da Gorizia per “sangiovesizzarsi”. Girellando con il bicchiere in mano abbiamo incontrato tutti i produttori del territorio raddese che, anno dopo anno mettono in bella mostra i grandi progressi qualitativi. Abbiamo cominciato con Montevertine…E ci direte, che bravi ! Ma chi ben comincia…Tara subito le papille.
Ovviamente grandi sia il Montevertine che Le Pergole Torte ma straordinario il Pian del Ciampolo, un vino base con un ottimo rapporto qualità-prezzo, che sfiora l’eccellenza. Poi grandissima qualità anche su Caparsa, Istine, Il Barlettaio, l’ Erta di Radda, tutti vini che esprimono in pieno il territorio. Ma, tra gli altri anche Montemaggio, Val delle Corti, Terrabianca, Brancaia che non deludono mai. Notevole anche Colle Bereto che presenta anche un grande pinot nero oltre ai Chianti Classici annata e riserva. Quest’anno sono stati ospiti anche alcuni produttori di Brunello di Montalcino tra i quali spiccavano su tutti il Marroneto e Corte dei Venti.
All’interno della manifestazione ci sono stati due eventi complementari, un seminario sui rosati dei produttori raddesi, sempre più numerosi a presentare questi vini piacevoli e di facile beva, condotto dalla brava enologa Angela Fronti
e un incontro-scontro tra il sangiovese di Radda e di Montalcino. Del secondo riporto le impressioni di un amico e collega, Paolo Palazzini, grande amante e conoscitore del sangiovese, con il quale ho fatto il corso Ais quasi dieci anni fa.
Sangiovese o Sangiovesi?
Relatori Davide Bonucci di Enoclub Siena e Carlo Macchi giornalista di Winesurf.
Degustazione alla cieca: dieci calici contenenti dieci sangiovesi diversi, presenti contemporaneamente, numerati, senza nessun riferimento tranne il liquido nel bicchiere.
Cinque provenienti da Radda e cinque da Montalcino. Quasi tutti i produttori presenti, anch’essi messi alla prova, per loro ancora più ostica o divertente , dovendo anche provare a riconoscere il proprio vino in mezzo agli altri . Il divertente obiettivo di questo “gioco degustativo” era capire quanto possa essere importante e riconoscibile l’ ”imprinting” del terroir su un vitigno come il Sangiovese, al netto dell’evoluzione dello stesso in cantina . Alla fine della degustazione si è votato per alzata di mano la provenienza di ogni vino (Radda o Montalcino) e al termine di ogni votazione il vino veniva svelato con un divertente pathos generale che sfociava in ilarità tra coloro che avevano indovinato e chi no. C’è da dire che a complicare o facilitare la riconoscibilità c’erano le diverse evoluzioni dei vini in batteria. Erano infatti presenti sia vini giovani ,ad esempio dei Chianti Classico annata sia vini più evoluti come il Brunello di Montalcino 2008, passando per Chianti Classico anche riserva di altre annate, un Igt., e Rossi di Montalcino di annate diverse.
Questi ,nello specifico,i vini in degustazione :
-Rosso di Montalcino D.O.C. 2010 – Citille di Sopra
-Rosso di Montalcino D.O.C. 2010 – Corte dei Venti
-Brunello di Montalcino D.O.C.G. “Madonna delle Grazie”2008 – Il Marroneto
-Brunello di Montalcino 2008 D.O.C.G. – Pietroso
-Rosso di Montalcino D.O.C. Grazia 2009 – Bolsignano
-Chianti Classico D.O.C.G. 2009 – Pruneto
-Chianti Classico D.O.C.G. 2010 – Poggerino
-Chianti Classico Riserva D.O.C.G. 2008 – Colle Bereto
-Chianti Classico D.O.C.G. 2009 – Val delle Corti
-Pergole Torte Igt 2010 – Montevertine
Degustazione divertente, eccitante e a tratti destabilizzante, da notare la qualità oggettivamente elevata dei vini in degustazione a testimoniare che il Sangiovese è grande in purezza, magari appoggiato da altri vitigni tradizionali ma senza l’aggiunta di vitigni alloctoni ( e su questo sono completamente d’accordo con Paolo). Parlando con gli altri degustatori provavamo a darci dei parametri oggettivi per riconoscerli ma alla fine tornavamo sempre allo stesso punto e, tentativo dopo tentativo, devo dire che, per quanto mi riguarda, ha avuto la meglio l’esperienza personale ed il confronto tra i campioni. Inoltre posso affermare che probabilmente il tempo aiuta. Nel medio termine, probabilmente in vini molto evoluti, le cose cambierebbero ma ci vorrebbero delle riprove. In effetti l’evoluzione sembra palesare certe caratteristiche territoriali, tra i vini più giovani era veramente difficile capire la provenienza,si assomigliavano molto specie quelli di terroir simili. I campioni che ho subito catalogato come ilcinesi e che poi , fortunatamente,si sono rilevati tali erano infatti 2 Brunello 2008 (i quali palesavano un lungo affinamento in botte) ed un rosso di Montalcino 2009 nel quale usciva una nota sanguigna che mi ha rimandato subito alle ferrosità il cinesi non riscontrate negli altri campioni, ma c’è stata una grossa componente di fortuna. Come il legare certi campioni al terroir di Radda, soprattutto per un insieme tra colore (di bassa concentrazione e grande trasparenza) la freschezza dei profumi che ritornavano in sensazioni fragranti in bocca sembrava facile, ma giuro che di fronte a quei dieci bicchieri non si poteva non andare in crisi.
Ripensandoci, infatti,le difficoltà di “scelta” più difficili sono state per il riserva di Colle Bereto, di gran carattere, che mi ha poi tratto in inganno facendomelo catalogare come ilcinese…il Rosso di corte dei Venti di una finezza e fragranza chianteggiante e,infatti, da me erroneamente catalogato come raddese…Così come il Pruneto 2009 (con un naso non perfetto) è finito a Montalcino facendo spazio al mio errore più grave ma che mi ha fatto innamorare di quel vino, Il Marroneto 2008, Brunello Raddese per un giorno…
Come potete facilmente immaginare le emozioni e la voglia di spensieratezza a Radda in Chianti non mancano mai!
Paolo Zaini