Il Terrano è un vitigno che ritroviamo in Friuli Venezia Giulia, in particolare sul Carso triestino (in parte anche in provincia di Gorizia) attraverso il quale si prosegue fino al Carso sloveno, varcando un confine politico che la natura non ha mai segnato…
Secondo studi effettuati nei primi anni del 1900 il Terrano fa parte della famiglia del Refosco, coltivato in Friuli (province di Pordenone e Udine) e in Istria.
Il vino Terrano, al primo incontro può sembrare scostante, quasi restio a stringere amicizia. Il suo vivace colore rosso rubino, violetto quando è giovane, i suoi profumi di piccoli frutti rossi (mirtilli, lamponi) si scontrano con la grande acidità che a volte, dopo i primi sorsi, provoca brividi lungo la schiena…
Ma alcuni vignaioli, qualche anno fa, hanno deciso di lavorare naturalmente, senza interventi violenti, per cercare di ammorbidire la personalità di questo vino così schietto ( pare che già nel 1874 alcuni esperti del Bordeaux abbiano suggerito ai viticoltori triestini e istriani di “ingentilire” il Terrano…) e non solo.
Infatti, per una maggior tutela del prodotto è stata costituita l’Associazione dei Viticoltori Carso-Kras, che, tra gli altri obiettivi, si pone quello di elaborare un disciplinare che consenta la promozione e diffusione del Terrano in un circuito internazionale, soprattutto verso un pubblico appassionato di vini autoctoni.
Di questo e di altri interessanti argomenti si è discusso lo scorso 28 febbraio a Trieste, nell’ambito dell’edizione 2014 di Teranum e vini rossi del Carso. L’evento, svoltosi nelle sale dell’Hotel Savoia Excelsior Palace, si è aperto con una degustazione riservata a operatori del settore, curata dai sommelier della locale delegazione AIS.
A seguire un convegno al quale hanno partecipato importanti esponenti del mondo enologico e culturale. La prof.ssa Sabina Passamonti, dell’Università di Trieste, il dott. Paolo Sivilotti, dell’Università di Nuova Gorizia, il dott. Klemen Lisjak, dell’Istituto Agrario della Slovenia e di Stefano Cosma, storico della viticoltura.
Ciascuno ha dato un importante contributo alla conoscenza del Terrano consentendo al folto pubblico presente un approfondimento sulle qualità organolettiche del vino, sugli studi scientifici in atto rivolti all’analisi degli influssi dei vari fattori climatici (siccità, piovosità etc.), sulle viti e quindi sul prodotto finale, anche attraverso un excursus storico.
Le conclusioni sono state affidate a Beniamino Zidarich, presidente dell’Associazione dei Viticoltori Carso-Kras, il quale ha confermato l’entusiasmo e la determinazione dei vignaioli a proseguire in quella che è ormai diventata una missione (possibile): far conoscere sempre di più al mondo il Carso con il suo Terrano, un connubio indissolubile.
Di grande respiro il convegno ma ancor più apprezzate le degustazioni dei vini Terrano e Refosco, svoltesi subito dopo.
Le degustazioni monovitigno sono molto istruttive, aiutano a individuare, percepire e memorizzare le caratteristiche proprie di un vino prodotto dallo stesso vitigno in una stessa annata ma anche in annate differenti, a cogliere le sfumature dei vari territori, anche delle particelle –mai pensare che vini prodotti da vigneti confinanti possano assomigliarsi, ogni bottiglia ha una sua vita- e scoprire la personale impronta dei vignaioli.
Trentasei le aziende presenti , italiane e slovene, con vini di annate diverse.
Bajta, Bolè, Castello di Rubbia, Colja Jozko, Colia Matej (Slo), Cotar (Slo), Cotova Klet (Slo), Fabjan, Ferluga,Grgic,, Kante, Kocjancic Rado, Kosuta, Kovac, Lenardon, Lisjak (Slo),Lupinc, Milic Andrej,Milic Rado, Milic Stanko, Orel Alenka (Slo), parovel, Pupis, Rebula, Rencel, Skerlj,Sirca – Kodric, Skerk, Stemberger (Slo), Tavcar, TK Skerlj (Slo),Vinakras Sezana (Slo), Vrabec Rikardo (Slo), Zidarich.
Di produttore in produttore, I Terrani e i Refoschi si sono rivelati tutti buoni vini, con i dovuti distinguo come accennavamo, relativi alla storia, tradizione e filosofia di vita dei vignaioli.
Bajta e il suo Terrano Rosè Metodo Classico, fresco e pulito,
Terrano 2011 Cotar , con una intensa punta di alcolicità che poi lascia spazio a note fruttate con acidità e tannini che giocano tra loro. Un regalo l’assaggio del Terrano 1999, reso morbido dagli anni anche se non molto pulito al naso.
Refosco 2011 Rado Kocjancic, vinoso, incuriosisce con sentori di frutti di bosco, media acidità.
La Riserva 2007, tarda vendemmia, macerazione sulle bucce per circa un mese, profumi più evoluti e naturale morbidezza.
Terrano Lupinc 2012, con una prorompente acidità.
Terrano Kante 2008, invitante col suo delicato profumo di frutti di bosco che si uniscono a una morbidezza voluttuosa.
Terrano 2011 Stemberger, da uve vendemmiate in ottobre, marmellatoso ma in una accezione non negativa, un Terrano che appaga.
Skerk ha presentato due annate: Terrano 2006, con note fruttate ancora presenti e un’acidità che ancora sostiene un vino certo non vocato all’invecchiamento. Molto buono il Terrano 2011, dal color inchiostro, vendemmia ottobrina che dà struttura al vino, tannini eleganti. Un Terrano che ha una lunga vita. Abbiamo chiesto a Sandi Skerk perchè ha invertito le annate per la degustazione (prima il 2006 poi il 2011). Ci ha risposto che il 2011, per il Terrano è stata un’annata eccezionale.Teniamolo a mente…
Beniamino Zidarich, tra i promotori del Carso conferma la qualità dei suoi vini.Il Terrano 2011 porta il marchio di fabbrica, piccoli frutti rossi, tannini e acidità equilibrati dall’affinamento in botte.
Da menzionare anche alcuni prodotti della gastronomia del Carso offerti in abbinamento ai vini:
il prosciutto crudo Bajta, i formaggi Vidali, Zidarich e il miele Settimi.
Il Terrano? Un bisbetico domato!
Giuditta Lagonigro
Le schede dei vini in collaborazione con Giuseppe Clapiz e Renzo Badalini