Di Paolo Zaini
Febbraio è il mese delle Anteprime dei grandi vini toscani che si presentano alla stampa, al mercato e agli appassionati,per fare il punto delle varie annate e presentare le novità. Abbiamo visitato alcune di queste manifestazioni e cerchiamo di raccontare le impressioni avute, nonché suggerire alcune aziende a chi vuole approfondire un po’ la conoscenza dei migliori vini regionali. Iniziamo da Montepulciano che apre l’intensa settimana che ha messo a dura prova le nostre papille gustative.
IL NOBILE DI MONTEPULCIANO si presenta all’anteprima in buono stato di salute ma la dura prova dell’annata 2014 non viene passata senza danni. Pochi i vini a salvarsi e a tenere alta la bandiera della qualità. Alcuni nuovi produttori però lottano con energia ed entusiasmo e promettono bene per il futuro, anche se le aziende con maggiori produzioni sembrano aver perso quella rincorsa alla qualità che avevamo intravisto qualche anno fa. Comunque è evidente la conferma della crescita qualitativa della denominazione. La dimensione della zona e il numero di aziende è quello giusto per avere una buona qualità media con diverse punte di eccellenza. Si conferma la grande bevibilità che rende questi vini ottimi per tutti gli abbinamenti classici del Sangiovese (qui chiamato Prugnolo Gentile). Migliore il discorso per le Riserve 2013 che sono sempre di grande complessità, con qualche esempio sia del 2012 che del 2011, che hanno la tendenza, con le dovute distinzioni, di avvicinarsi al più blasonato cugino Brunello di Montalcino. Il Rosso di Montepulciano si conferma ottimo vino da tutti i giorni con grande rapporto qualità/prezzo. I grandi Boscarelli, Avignonesi, Gattavecchi, Contucci, Poliziano, confermano le loro caratteristiche di aziende di ottima caratura; bene anche Gracciano della Seta, Le Berne, Godiolo, Dei, Fassati. Da suggerire poi la prova della “Azienda Casale Daviddi” con prodotti in cui la genuinità non va mai a discapito della finezza del prodotto anche se notiamo una discreta opulenza.
Ci spostiamo nella città delle belle torri per l’anteprima della VERNACCIA DI SAN GIMIGNANO 2016 e riserve 2015. La vendemmia 2016 mostra orgogliosamente alla stampa la bella performance di un’annata dall’andamento climatico pressoché perfetto , ben più della già ottima precedente. Esprime il suo bel colore paglierino, con profumi come sempre non invadenti ma eleganti e quel leggerissimo finale di mandorla che, ben dosato, la rende unica nel panorama dei bianchi toscani e non solo. La Riserva 2015 è interpretata dai vari produttori con più o meno uso di legno in fase di affinamento. Diventa un vino più strutturato e adatto anche ad abbinamenti impegnativi. Alle conferme dei più conosciuti Teruzzi & Puthod, Cesani, Panizzi etc., si aggiungono piacevoli scoperte. Da ricercare e scoprire i prodotti di “Casa Lucii” e “Montenidoli”, ottimi sia nella annata che nelle Riserve. In conclusione però, più di una voce azzarda a dire che la Vernaccia dovrebbe essere degustata con qualche anno in più di età e se ne trova qualche esempio in giro che conferma questa rispettabile opinione. Casomai il problema è che spesso produttori, stampa e consumatori difficilmente concedono a questo vino i due o tre anni necessari per esprimersi al meglio.
La tappa successiva è nella bella location della Leopolda a Firenze, che oggi va tanto di moda e che offre un magnifico colpo d’occhio. Ci apprestiamo a valutare il CHIANTI CLASSICO che ci impone un bel tour de force, dato che sono in degustazione circa 450 campioni che ovviamente, non riusciamo a degustare tutti. Finiti i festeggiamenti per i 300 anni del Bando di Cosimo III De’ Medici, la rassegna si presenta comunque con un’aria di grande soddisfazione per i successi commerciali che il Classico sta registrando in tutto il mondo. I quasi 200 produttori presentano il Chianti Classico 2015 (spesso appena imbottigliato), le Riserve 2013 o 2014 e Gran Selezioni; diverse aziende hanno vini presentati e messi in commercio con qualche anno di ritardo. ll 2015 esprime una media qualitativamente alta, a conferma di un’ annata in vigna giusta sotto ogni profilo ma che alla prova dei fatti si dimostra un capello sotto alle aspettative. Qualche piccolo problema per le Riserve 2014, figlie di un’annata fresca e piovosa, che “non sarà certo ricordata come un’annata indimenticabile”…Impossibile menzionare tutti i produttori di eccellenza perché sono tanti e confermano le ottime performance di sempre. Meglio allora cercare qualche novità interessante e dare il giusto risalto anche a piccole aziende che spesso sono sovrastate dai più famosi, ma che producono vini di alto livello.
Da Lamole, l’azienda Castellinuzza di Cinuzzi, con due ettari di vecchie vigne riesce a stupire sia con l’annata 2014 che con una spettacolare Riserva 2012 (vale il viaggio). Stesso discorso per i quasi omonimi Castellinuzza e Piuca, fedelissimi da sempre al tradizionale tino in cemento. Per la zona di Radda da segnalare “Il Barlettaio” e Istine, entrambi con ottimi prodotti e giusto prezzo, così come a Barberino Val d’Elsa troviamo “Pasolini dall’Onda”, grande beva, ottimi prezzi e una Gran Selezione Sicelle 2011 su tutto. Ottima performance anche per il Castello di Bossi, con la Riserva Berardo 2013 che sfiora l’eccellenza. Anche se non volevamo menzionare i più famosi, è impossibile non parlare del Il Poggio 2011 del Castello di Monsanto, il Castell’in Villa 2012 e il Poggio Rosso 2013 di San Felice, vini sempre presentati con qualche anno di maturazione in più e che si attestano su posizioni di assoluta eccellenza.Per ultimo, e come sempre “dulcis in fundo” è la volta del BRUNELLO DI MONTALCINO che presenta l’annata 2012 e la Riserva 2011. La cosa che più ci colpisce durante gli assaggi è il ritorno alla tipicità che rimarchiamo anno dopo anno, con trasparenza dei colori, freschezza e tannini vivi, che fino a qualche anno era prerogativa solo di alcuni tradizionalisti ma spesso abbandonata da chi guardava al mercato d’oltreoceano. Questo è un segno che le lunghe e animate discussioni tra produttori, enologi e stampa, avvenute dopo la vicenda dei Brunelli “americanizzati” di alcuni anni fa e che hanno portato anche a traumatiche separazioni, sono servite a riportare il grande vino toscano sulla retta via. L’annata calda ma a cinque stelle 2012, presenta vini di alto livello, forse anche con aspettative superiori alle previsioni. Qualche critico però li definisce, rispetto alla grande annata 2010, con una minore potenzialità d’ invecchiamento ma piacevolmente godibili da subito. Concordo in pieno sulla piacevolezza ma trovo le caratteristiche da invecchiamento, freschezza e trama tannica in primis, piuttosto coerenti con le grandi annate. Da sottolineare che per l’annata 2014, fresca e piovosa, classificata a tre stelle e di conseguenza declassata, molti produttori hanno saggiamente destinato le migliori uve per fare un ottimo Rosso, presentato come Uscita Ritardata, piuttosto che produrre un Brunello scadente. Anche qui, data l’impossibilità di fare una rassegna completa delle tantissime eccellenze, segnaliamo i Brunelli di stile tradizionale, con marchi storici in bella evidenza, Col d’Orcia che, da quando ha intrapreso il percorso del biologico migliora di anno in anno, Il Marroneto, uno straordinario Paradiso di Manfredi che racchiude dentro la bottiglia tutta la filosofia di vita del produttore, Lisini che non tradisce mai, Poggio di Sotto con l’annata 2012 e la Riserva 2011, poi la grande eleganza di Salvioni e Uccelliera. Tra gli outsiders che raggiungono l’eccellenza, spiccano per finezza ed eleganza Pietroso, Celestino Pecci e Vasco Sassetti, tutti rigorosamente affinati in botte grande come il Sangiovese comanda. Le Selezioni 2012 e Riserve 2011 vedono sul piedistallo Ugolaia Lisini, Vigna Loreto Mastrojanni (in attesa dello Schiena d’Asino), un grande Poggio al Vento di Col d’Orcia, Silvio Nardi Manachiara, Marroneto Madonna delle Grazie, Altesino Vigna Montosoli, Le Ragnaie Fornace. Chiudo ricordando che la pur intensa e faticosa settimana è quanto di meglio possa gratificare il palato e la memoria gustativa di ogni degustatore, dilettante o professionista che sia.
Paolo Zaini