La firma è di Giuditta Dina Lagonigro
Ogni tanto gli astri si allineano in congiunzioni favorevoli che regalano piacevoli sorprese. Metti un informale invito a cena, metti insieme un’allegra compagnia, ottimo cibo e vini che, senza alcuna programmazione, ben si uniscono a quanto preparato. La conclusione? La scoperta di una ricetta tradizionale con una variante che stranamente ignoravi e che ben si abbina al vino che hai portato e in più ritrovare il gusto di una carne che non mangiavi da anni, valorizzata da vini che non conoscevi… Insomma una cena didattica!
Il piatto preparato dalla mia nuova conoscente è un classico della tradizione murgiana: capunti (cavatelli) con cime di rapa… Questa ricetta, tipica di una cittadina in provincia di Bari che si chiama Santeramo in Colle, prevede più passaggi e altri condimenti. Infatti, all’ aglio dorato in olio evo, alle alici salate, alle cime di rapa e al peperoncino, si aggiungono la mollica di pane di semola e la cipolla tagliate sottilmente e soffritte, sempre in olio extravergine di oliva.
Ecco in sintesi i vari passaggi. Sbollentare le cime di rapa e tenerle da parte; far dorare l’aglio nell’olio aggiungere alici salate e peperoncino; cuocere i cavatelli ( o altra pasta) e nel frattempo soffriggere la mollica fino a farla dorare e la cipolla che deve diventare croccante.
Far insaporire le cime di rapa nell’olio con aglio, alici e peperoncino, scolare la pasta, unirla alla verdura e mescolare. Impiattare mettendo sulla pasta e cime di rapa prima la mollica e poi la cipolla…
Un piatto dai mille sapori, un’esplosione di gusto che a ogni boccone rivela un ingrediente. Questa goduria delle papille è stata amplificata sorseggiando un altro protagonista della serata, un vino che arriva da Komen, sul Carso sloveno: un Sauvignon 2005 Čotar.
Potrete approfondire la conoscenza dei “Vina Čotar” su questo stesso sito. Da un territorio roccioso, dove la viticoltura è davvero eroica, nascono viti che resistono alla Bora, nemica – amica; viti che si nutrono dalla roccia e uve che respirano anche l’aria salmastra che arriva dal vicino mare. I vini macerano sulle bucce, la fermentazione parte con lieviti indigeni, nessuna aggiunta di zolfo, affinamento in botte per periodi variabili secondo che si tratti di vini bianchi o rossi. È una bottiglia storica per la mia esperienza, acquistata durante la prima visita in azienda, conservata appositamente per seguirne l’evoluzione e condividerla con amici che l’avrebbero apprezzata. Il passare del tempo non ha danneggiato il vino, anzi. In bocca è sorprendente, scevro da tutti gli orpelli ha conservato il sapore dell’uva, la sua croccantezza. Riempie il palato con potenza e resistenza. Un matrimonio felice quello con i capunti e le cime di rapa, coppia perfetta, simbiotica. Il piacere dei sensi che si preparano a un’altra emozione, almeno per i non vegetariani.
Il padrone di casa ha voluto deliziarci con costolette di pecora alla brace, delicatissime e saporitissime, senza alcuna nota di “selvaticità”. Ad accompagnare la carne naturalmente un vino rosso, anzi due: Susumaniello 2018- Passamante 2018 Salice Salentino dell’azienda Masseria Li Veli- Cellino San Marco (Br).
Il Susumaniello, antico vitigno autoctono che da qualche anno sta trovando nuovi spazi, regala profumi di bosco e spezie, che si ritrovano in bocca insieme a un tannino vellutato. Il Passamante, da uve Negroamaro, ha una buona struttura, è vigoroso e persistente, accattivante per chi ama vini moderatamente morbidi. Anche questo è stato un abbinamento esemplare.