Una cena tra i soliti, storici, cari amici, organizzata nel giro di dieci minuti – forse grazie a una favorevole congiunzione astrale o ancor più, dal desiderio di ritrovarsi dopo molto tempo-, si è trasformata in un indimenticabile incontro, con vini di alta qualità accompagnati da ottimo cibo.
La serata ha avuto un tema principale: la degustazione di sei vini alla cieca, cioè con le etichette coperte. Sei vini della stessa tipologia e annata, di diverse aziende, quindi una degustazione orizzontale, nello specifico di vini Collio Doc Collio, vini da uve autoctone- uvaggio tradizionale con uve Tocai, Malvasia istriana e Ribolla gialla-.
Le aziende: Collio Doc Terre del Faet 2021 ( è un’anteprima perché il vino sarà messo in commercio nella primavera del 2024 ),Collio Doc Edi Keber 2021, Collio Doc Cantina Produttori Cormons 2021, Collio Doc Buzzinelli 2021, Collio Doc Muzic 2021, Collio Doc Korsic 2021.
La degustazione che ha visto i numerosi presenti molto concentrati, ha com’è comprensibile, dato vita a un animato confronto.
Per quanto possa sembrare scontato, è sempre una sorpresa constatare la diversità dei singoli vini, prodotti da vigneti confinanti, apparentemente uguali nel loro spesso ininterrotto allineamento… E invece ogni singola bottiglia di vino racconta la vita, la fatica, il sogno, la speranza del vignaiolo.
La scelta di questi vini non è un caso. Il vino uvaggio Collio bianco ha una lunga tradizione alle spalle ma ancor più, si spera, un grande futuro. Dopo l’input di qualche vignaiolo illuminato, secondo cui il Collio bianco avrebbe potuto, anzi dovuto essere il vino bandiera del territorio, alcune cantine, di diversa età, hanno deciso finalmente di dare corpo ad un ambizioso progetto che probabilmente avrebbe potuto decollare già molto tempo fa. Si tratta in pratica di dare al territorio, un’identità attraverso un unico vino: il Collio bianco, da uve autoctone, ciascuno con le proprie uve di tre vitigni quali il Friulano (Tocai), la Ribolla Gialla e la Malvasia Istriana. Il vino è messo in vendita dopo circa un anno e mezzo e vi è la possibilità di optare anche per l’affinamento in botti di legno.
Altra peculiarità è l’utilizzo di una bottiglia dal formato unico, peraltro già adottata da molte aziende del Collio, e soprattutto con un’etichetta comune che evidenzi il nome Collio, in modo da rendere protagonista il territorio e, in seconda battuta, pur con la stessa importanza, il nome del vignaiolo che in questa circostanza fa un piccolo passo indietro. Quattro erano le cantine all’inizio di quest’avventura; oggi sono sette e di sei di queste riporterò alcune considerazioni corali, anzi, poliphenoliche, scaturite dopo l’assaggio dei vini. Non si tratta di note tecniche ma di impressioni che hanno sintetizzato la degustazione in toto.
Secondo Marco F. i vini, tutti di buona qualità, sono indubbiamente riconoscibili come vini del Collio, anche se il compito sarebbe più semplice per un monovitigno affinato solo in acciaio. Nell’ uvaqggio Collio i sentori sono più complessi, complici per alcuni, l’affinamento in legno o la parziale fermentazione malolattica che fanno da spalla alla tipica sapidità minerale del terreno e alla tipicità dei vitigni.In tutti i vini, comunque, è riconoscibile la mano del produttore pur nell’intento di produrre un “unico “vino.
Elena O. conferma che i vini sono riconoscibili come Collio, tutti hanno sapidità e mineralità, caratteristiche date dalla Ponca o flysh di Cormons, conformazione rocciosa tipica del Collio laddove si alterna marna ( argilla calcarea ) e arenaria (sabbia calcificata.)
C’è qualche sorpresa, forse un nuovo approccio da parte di qualche produttore, ovviamente una scelta da rispettare e magari da approfondire in futuro (n.d,r.).
Livio G. ritiene che sia fondamentale l’alta qualità dei vini Collio da uve autoctone, che deve rimanere una costante.
Renzo B.convinto da molti anni della necessità di caratterizzare un territorio con un vino bandiera, sostiene che occorra partire da una solida base comune di autoctoni, lasciando al singolo produttore un margine per la propria impronta.
Naturalmente questi sono solo alcuni pensieri tra i tanti espressi sempre con grande passione, senza giudizi perentori ma all’insegna dell’amicizia pluriennale con gli stessi produttori.
Dunque non si può che augurare ai promotori del progetto Collio Doc -Vino da uve autoctone- un largo seguito, per dare un ulteriore impulso a uno splendido luogo qual è il Collio, terra di viti, di vini e di buona vita.
Giuditta Dina Lagonigro e i poliphenolici